lunedì 20 giugno 2011

Vuoti a vincere

Il bello delle fotografie è che restano, ma ingialliscono.
Le fotografie non devono essere scattate con la macchinetta per rimanere nei ricordi. Sono istantanee del nostro sguardo. Disegni realistici, ma così intimi da non risultare mai oggettivi.
Le fotografie profumano e a volte trasportano lontano: lo sai che ci stai andando, ma non riesci a frenarti. Sanno stare in silenzio, ma dicono sempre qualcosa.

Il web contiene tutto, raggiunge tutto, trasforma tutto e tutto lascia uguale.
Il web non fa distinzione tra passato e presente, non guarda all'evoluzione delle persone che ci passano su, ma incasella all'infinito dati, pensieri ed immagini. Veri o falsi, offensivi e sublimi, superficiali o profondi, son tutti lì. Senza ingiallire. Forse internet confonde col non stropicciarsi delle idee nel tempo, forse è che rende asettico e distante quello che nella foto diventa emozione e brivido. Forse gioca su altri binari.

La palestra mette in pratica il pensiero di movimento, mette in moto, fa sudare anche le elucubrazioni mentali, cancella l'attesa trasformandola in energia. Le azioni, a volte, si perdono in ripetizione meccanica che sgonfia il desiderio e l'entusiasmo. Le azioni costruiscono, ma possono distruggere. A volte salvano dall'apatia e dal troppo silenzio, altre volte ne creano il bisogno, fanno desiderare di fermarsi.

Il rumore rincorre il silenzio, il silenzio si scuote per fare rumore.
Le persone a volte dimenticano che non sono solo fotografie, né solo una massa di dati o di azioni meccaniche. Altre volte credono fortemente di essere qualcosa che non sono.
La gente a volte si perde e si spaventa, si sfida, trova, cerca e si arrende, ripete le stesse cose, sbaglia e vince. A volte l'essere umano sa vivere un istante pensando, agendo e amando proprio nello stesso momento. Però non lo sa finché non percepisce la bellezza di quell'attimo, che generalmente avvertirà come un piacere più o meno intenso da qualche parte dentro. Ma appena lo comprenderà finirà per scivolare altrove, dimenticando, ma un po' più vicino a se stesso.
Le persone possono essere fotografie, possono essere dati e pensieri senza limiti, possono essere i gesti che compiono. Possono essere tutto questo insieme o non pensarci mai.

Possiamo negarci a noi stessi tutta la vita.
Possiamo scegliere di non farlo. Ingiallire e ritornare nuovi, stropicciarci, colorarci, riempirci e svuotarci di senso e allegria; conoscere, ignorare, fare, morire di routine, consumarci, oziare pigramente sul dorso della vita. Canne al vento, sì. Ma pensanti.


"L'uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante. Non c'è bisogno che tutto l'universo s'armi per schiacciarlo: un vapore, una goccia d'acqua basta a ucciderlo. Ma, anche se l'universo lo schiacciasse, l'uomo sarebbe ancor più nobile di chi lo uccide, perché sa di morire e conosce la superiorità dell'universo su di lui; l'universo invece non ne sa niente." (Blaise Pascal)

13 commenti:

  1. Mi son capitate tra le mani delle vecchie foto, mi hanno parlato, raccontato di un mondo in bianco e nero, fatto di cose e pensieri semplici, in cui l'unico colore ammesso era il rosa con cui si dipingeva il futuro e in cui la morte era vista come elemento essenziale della vita e non come una tragedia..., la colpa e l'errore erano due cose diverse e si rideva con Totò o Don Camillo...

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  2. Con Totò e Don Camillo non si smetterà mai di ridere, semplicemente perché presenti o passati, sanno far ridere! È bello quando le foto raccontano di un futuro migliore, stanno lì eppure spronano a sorridere. Che sia sorridere un buon modo per colorare il futuro?

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  3. Certo che lo è!!! ;-))) Non l'unico, ma tra i più importanti!!! :-))

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  4. Ok. Allora se tu fai Peppone, io ti lancio un tavolo e facciamo ridere tutti!!! :)))

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  5. Ottima idea!!!!! eheheheheh ;-))))

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  6. leggendo mi è venuto in mente che si è un po' perso il senso della memoria grazie a questi maledetti marchingegni. Insomma, quanti di noi lasciano stagnare i ricordi d' istantanee di vita nella digitale? oppure sulla ram del pc senza mai svilupparle? come se il tempo non avesse più tanta importanza. eppure io mi emoziono ancora tantissimo quando mi capita tra le mani un fotogramma che mi racconta la mia vita, dimostrandomi che qualcosa resta, nonostante il tempo.

    marianna

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  7. Oh Marianna, è verissimo. Oggi si fanno un sacco di foto solo perché non ci sono rullini da sprecare, ma in realtà poi son così tante che non le si stampa più. Però ogni tanto mi ci metto e le stampo in massa, le foto. E che bello che è toccarle e riguardarle, quando è il momento. Il tempo può ossessionarci o non sfiorarci nemmeno, ma l'importante è non smettere di emozionarsi. Ti abbraccio, cara!

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  8. Tutto può essere concepito come una rigenerazione, una ripetizione di un attimo, di un momento emozionante, se siamo stati bene vogliamo fortemente poter riprodurre quel momento, la stessa natura si basa su questa regola, per riprodursi si ripetono dei rituali.
    Le nostre moderne fotografie fermano gli istanti per dare a noi la possibilità di riprodurre l'attimo, che non è detto che sia felice, è sufficiente che sia, quanti attimi mi son passati tra le mani senza capirli nell'istante in cui avvenivano, ma quelli che ho capito anche a distanza di anni non sono più ingialliti.
    “Possiamo negarci a noi stessi tutta vita.”
    Si potrebbe forse dire che neghiamo la vita a noi stessi.

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  9. Mi piace questa visione degli attimi compresi che non ingialliscono più, Max. Alla fine è dentro di noi che non ingialliscono.. si cambia, si dimentica, ma poi credo che le cose in fondo si riordinino per qualche altro momento, che arriverà. Quando scrivo su cose tanto eterne, cioè che valgono per tutti in ogni tempo e luogo, nasce una forma di estrema fiducia, quasi che sia impossibile che uno non trovi la sua strada, perché non può fare altro che quello. Ma poi mi viene in mente quanto è importante la scelta, la libertà di vivere al meglio. È vero, negarci a noi stessi è negarci di vivere ed è un'opzione estrema e triste, ma che non si può dimenticare. Solo se c'è anche questa possibilità, la scelta di vivere in noi stessi diventa un attimo che ci rigenera. Grazie, sai?

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  10. Qualcosa di analogo l'ho notato con la musica: ai tempi analogici, registravo nastri dalla radio o risparmiavo mesi per comprarmi una musicassetta, che poi ascoltavo ad libitum per settimane fino a cogliere ogni accordo e ogni sillaba; sbobinavo tutto pazientemente per trascrivere i testi e per quelli in inglese prendevo il pullman e andavo alla biblioteca del capoluogo. Con l'era digitale e il web, due clik ed hoplà: tutta la musica è a tua disposizione, in streaming o mp3, puoi copiarla, gratis, scaricarnee testi e accordi, accumulare tonnellate e ascoltarne... ben poca, di fretta, in un vortice di emozioni che appena ti sfiorano per cedere il posto a quelle successive, raramente trattenute. Consumismo e ingordigia sono cattivi conduttori di sentimento.

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  11. Xenuca, ma sei tu?? :) Che sorpresa!
    Anch'io vivevo la musica così, anche quella straniera, tanto che da bimba finivo per imparare delle canzoni dello zecchino d'oro in serbo, croato, russo e così via. E le so ancora! Ogni canzone era uno studio, istintivo principalmente ma comprendeva anche il testo e le interpretazioni che mi costruivo coi miei viaggi mentali. Poi mi son trovata il pc pieno di musica di ottima qualità, senza fruscio, ma che finivo per non ascoltare mai. Ora son tornata alla radio e allo streaming, che mi permette di ordinare ed ascoltare la musica, senza possederla e seguendo un ordine mio che riflette il mio umore e i miei pensieri. E sono tornati emozioni e sentimenti :)
    Ti abbraccio, a presto, cara!

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  12. Che sorpresa lo dico io, che appena affacciata su quest'altro cortile ho scovato il tuo blog! Mi sono letta tutti gli arretrati, certe frasi fanno pulsare perfino il monitor del pc... Buon sabato!

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  13. Hai letto gli arretrati?? Ah, Xenuca, spero tu ne sia uscita sana ;) Ehi, a parte gli scherzi (da imbarazzo), grazie cara! Buon sabato a te e a presto!

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